Forse più che un non-luogo (così la definizione di utopia di Tommaso Moro), potrebbe trattarsi di una non-condizione. Un non-luogo è, per l’appunto, un “qualcosa” che non c’è, non esiste; per questo motivo irraggiungibile. Mentre una non-condizione può apparire, non solo ai visionari, come un “qualcosa” di raggiungibile, possibile, una volta rimossa la “condizione” che ne impedisce …la visione e l’accesso. Stando a quanto sopra, a Utopia si potrebbe definitivamente sostituire il suffisso di origine greca οὐ (vuol dire Non) con l’altro suffisso εὖ (vuol dire Buono); foneticamente, tra l’altro, molto simili.
Insomma …un Buon-Luogo.
I visionari e i non visionari potrebbe, così, vedere la propria realtà non più come due “mondi” paralleli, destinati a mai incontrarsi, ma come un unico Mondo a divenire. Col solo cambiamento della Condizione.
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